to be a mom

Del diritto di essere stanca

Febbraio 9, 2013

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Ieri sera mi sono ritrovata a litigare, piangere, urlare per sopraggiunto esaurimento nervoso.

Oggi siamo arrivati al mare e ci staremo per due settimane, io e le pupe, e se avete figli non ho bisogno di spiegarvi a quale mole di lavoro l’imminente partenza mi avesse messo di fronte e già da inizio settimana.
(Lava, asciuga, stira, piega, sistema casa, fai elenchi di cose indispensabili)
In tutto questo, come nel più prevedibile dei copioni, Cece si ammala: la sua prima rinite, a due mesi e 10 giorni. Come forse non tutti sanno, i neonati non si soffiano il naso, quindi ad ogni caccola si ingozza come se avesse mandato giù un lecca lecca per traverso, il che non concilia il riposo, lo garantisco, quando capita in piena notte e ti coglie nel sonno, facendoti scattare come una molla.
(Chiama pediatra, prepara medicine, falle due aerosol al giorno -da aggiungere ai due che fai alla sorella maggiore, che è poi la diretta responsabile del contagio della piccola, ovvio-)
E in mezzo a tutto questo marciare come un soldatino ben addestrato, ecco il piede in fallo: decido di andare a tagliarmi i capelli, ormai informi e mosci, come solo durante l’allattamento sanno essere. E, va là, già che sono nei pressi, vado a salutare la nonnina che non sta bene e la mia amica che ha appena partorito!
Bella idea Cappuccetto Rosso! …peccato che a casa altre 3 lavatrici ti attendessero, indispensabili, visto che tenevano in ostaggio buona parte dei body delle bambine.

Insomma mi ha preso lo sconforto: la cena, i pigiami, i bagnetti da fare, una valigia aperta sul letto e tante di quelle cose da metterci dentro da non riuscire ad abbracciarle tutte in un pensiero solo. E la testa fa tilt.

“Sei stanca? Stanca di cosa?”, chiede il babbo di quei due tesori, senza riflettere, capace solo di intuire che l’indomani la partenza non sarebbe stata di buon ora come da (suo) programma.

Già. Stanca di cosa?
(Perché poi è un attimo pensare che la matta sei tu, che non sei capace, che sei molle, pigra, inadeguata.)

Aspetta.
Sei andata a pranzo con un’amica.
Si ma ho mangiato con una mano sola, perché nell’altro braccio tenevo Cece e la allattavo.
Ieri sera sei andata a letto presto.
Si, ma mi sono svegliata almeno 6 volte, e poi dormo male e in posizioni scorrette e innaturali quando ho la piccola nel letto. E poi sono quasi sempre tutte e due.
Potevi iniziare prima a fare le valigie.
Sì, ma non avrei avuto niente da metterci dentro se non avessi prima lavato tutto, ed è una cosa che si deve fare due volte a settimana.
E tutto il resto? Tutto il lavoro di routine non è andato in pausa nel frattempo.
Ma poi perché bisogna giustificare, giustificarsi? Perché è così difficile da spiegare?

Ma c’è un luogo dove non è necessario spiegarsi, dove mi sostengono, mi danno pacche sulle spalle come fossimo una squadra di triatleti in allenamento per la gara della vita: è la comunità di mamme di cui faccio parte. Loro come me se il pupo urla, sono capaci di rimandare persino i più impellenti bisogni fisiologici (salvo poi farsi venire la cistite). Loro come me non si ricordano cosa voglia dire “fare una doccia in Santa pace”, perché in bagno da sole non ci stanno più da tanto di quel tempo, che hanno persino perso l’abitudine di chiudere la porta. Loro sanno quanta energia mentale ci vuole per tenere a mente tutte le esigenze, tutte le scadenze e tutto l’elenco delle cose che non puoi non avere quando esci.
Loro sanno quanto possa essere frustrante stare accanto al letto di tuo figlio che non si addormenta mentre in tv passano i primi 20, 30, 40 minuti di quel film che volevi tanto vedere. O anche dell’intervista di Monti dalla Bignardi, se è per quello: in fondo avevi fatto le corse per metterle a letto prima delle 21 mica per niente!

Ma se questa lingua comune la parliamo noi tutte mamme, perché non è ancora idioma universalmente riconosciuto fuori dalla nostra cricca?
Perché bisogna sempre fare un po’ fatica (dell’altra!) per avere riconosciuta quella che facciamo tutti i giorni, tutto il giorno?

Essere mamme è bellissimo e nessuna tornerebbe mai indietro, come dalla più inebriante delle droghe, siamo dipendenti dai loro piccoli sguardi e microscopici sorrisi che ci dispensano gioie private e universali allo stesso tempo.
Ma tutta quella gioia non cancella la fatica. La giustifica, la ricompensa, ma non la cancella.

Silvia

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  • giulia Marzo 1, 2013 at 2:23 pm

    per caso trovo questo blog, leggo questo post perchè la stanchezza di mamma non la si riesce ad esprimere facilmente e con le giuste parole. ma complimenti a te. hai pesato nel modo migliore i sentimenti e le intenzioni.
    stupendo.
    grazie oggi mi sento stanca ma meno sola.

    Giulia

    • mammaduepuntozero Marzo 1, 2013 at 10:46 pm

      Grazie Giulia, è un bellissimo complimento il tuo…. Anche perchè io mi trovo tutti i giorni a scontrarmi con quella fatica, e con l’impossibilità di spiegarsi perchè certe di non essere comprese. Siamo tutte a dircelo da sole, sentedoci sole. Eppure siamo tutte insieme, sulla stessa barca…
      Un abbraccio e a presto!
      🙂

  • Mamma avvocato Giugno 17, 2013 at 7:08 pm

    Perché? Non lo so nemmeno io a quel che hai scritto e vero al 100 per 100 e lo hai scritto anche benissimo!

  • Bilanci e scuse. | mammaduepuntozero Agosto 15, 2013 at 9:39 pm

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