life in pictures

Non c’era niente

Maggio 21, 2013

Quello che volevo raccontarvi oggi è stato spazzato via da altri pensieri, dovrei dire ricordi, di fronte all’immensa tragedia che si è consumata ieri ad Oklahoma City per opera di masse d’aria decisamente troppo esuberanti.
A parte che per l’ovvio, la tragedia mi ha colpita perchè io ci sono stata a Oklahoma City e fa sempre un certo effetto vedere un posto in cui sei stata, un posto che conosci, nelle pagine di cronaca del TG: ti dà la misura che certe cose succedono davvero, che sono reali, che colpiscono gente normale (e sarebbe bello che se ne ricordassero anche tutti gli speculatori della cronaca nera di cui si è riempita la tv italiana), e non sono solo dei racconti di fronte ai quali inorridire al sicuro o meno, nelle nostre case.
Nel Maggio del 2009 io e Maritomio, freschi di nozze, siamo partiti per un viaggio on the road attraverso gli Stati Uniti, a bordo di un SUV gigante, noleggiato sul posto e che ci ha scarrozzati per 3276 miglia attraverso 10 Stati e quattro fusi orari. Abbiamo seguito a lungo la rotta di quella che era la famigerata Route 66 e proprio al centro del nostro percorso abbiamo attraversato la Tornado Alley, quella vasta area pianeggiante in cui i tornados seminano morte e distruzione con spaventosa frequenza, rimanendo affascinati da tutto quel niente. Immersi nelle praterie fra l’Oklahoma e il Texas, ci siamo lasciati andare alle fantasie di come sarebbe stato vivere in mezzo a quegli “sterminati spazi e sovrumani silenzi”, a cavallo magari, come nei film.

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Quella che vedete qui sopra è Alma, cittadina agricola dell’Arkansas, famosa per gli spinaci. Non a caso, Braccio di Ferro ne è diventato il simbolo. L’Arkansas (o era il Kansas?) era la patria di Dorothy Gale, dunque terra di tornados per antonomasia.

Rileggo oggi dal diario di bordo, che tenevamo io e Maritomio a quattro mani (splendida abitudine che si è estinta per ovvie ragioni con l’avvento delle figlie – contiamo di riesumarla in un prossimo futuro con le mani un po’ più libere):
17/5/2009 Hampton Inn, Oklahoma City – […] Oggi abbiamo ripreso la marcia e stiamo attraversando il sesto stato toccato nel percorso: l’Oklahoma, dove ci sono mucche, prati, fattorie e nient’altro. Tanto per pareggiare i conti con la buona cena di ieri, stasera siamo finiti in uno pseudo italiano della stessa catena di quello in cui mi avevano portato a suo tempo i Veney (la famiglia americana di cui sono stata ospite come exchange student, il quarto anno delle superiori -nda-), appena arrivata qui. Abbastanza scandaloso, ma è stato un miracolo che ci dessero da mangiare alle 10:00 di sera. La morale è: in Oklahoma e ad Oklahoma City non c’è una mazza!

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Avevamo scelto un albergo nel Bricktown District, una ex zona industriale riconvertita a quartiere di locali, ristoranti e divertimento: da ammazzarsi dalle risate, non c’era un’anima e faceva un caldo torrenziale, già a metà Maggio. La nostra stanza affacciava su un pettinatissimo campo da baseball: praticamente una tribuna d’onore, casomai ci fosse stata una partita!

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Abbiamo subito approfittato di uno dei locali della zona per fare un aperitivo a base di birra (avevano un numero sproporzionato di spinatrici, e birre da ogni angolo del globo terraqueo) e abbiamo pensato di chiedere due patatine per accompagnare.

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Poi ti chiedi perchè gli americani hanno il problema dell’obesità. Ah! Il nostro momento di gloria narcisistica lo abbiamo avuto quando ci hanno chiesto il documento prima di portarci da bere, la drinking age era 21 anni.
Lasciata Oklahoma City, ci sono voluti ancora più di 400 km prima di abbandonare definitivamente lo stato amonimo e arrivare in Texas, dove il paesaggio ha iniziato a cambiare appena.

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18/05/2009 Amarillo (TX) – Anche oggi abbiamo macinato quasi 600 km….credo. Ormai non facciamo più i conti di quanti km corrispondano a quante miglia, così per quanto mi riguarda, non ho idea se sia tanto o poco. Per certo so che i km non pesano: la strada è sempre dritta e si va piano. La parte di Oklahoma oltre OKC, verso il Texas, sempre ricca di niente, si è trasformata in autentico paesaggio da “casa nella Prateria”: erba alta, ma regolata dai denti instancabili di mucche pigre, ondulata dal vento che la riempie di riflessi. Fattorie, spazi enormi….e mucche, mucche, mucche. Qua e là la terra spuntava dall’erba, di un colore rosso intenso. Non come la terra di Puglia; di un rosso ramato. Tipico: western. Paesaggi belli, bellissimi. Poi, passato il confine con il Texas, gli alberi sono diventati sempre meno e la terra si è fatta sempre più piatta. Una distesa ancora più di niente, spazzata da un vento bellissimo. Niente tornados, per fortuna. Non è ancora detto, ma la regione più soggetta l’abbiamo quasi superata. Siamo arrivati ad Amarillos, TX, cuore della Route 66. E proprio sulal R66 ci siamo feramti a bere una birra (5, per la verità), in un bar dal nome autenticamente western: “Smokey Joe”. Una clientela principalmente di motociclisti, quasi tutti Harleysti, donne super-size, cotonate, ingioiellate, con la lacca fuxia sulle unghie e figlie di 80 kg a 14 anni. Fumatrici, ovviamente le madri, almeno in pubblico. […]

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Il pensiero oggi è per tutte quelle persone. Per tutte quelle case spazzate via insieme alle vite che contenevano. Chi è sopravvissuto non ha più niente, i più fortunati hanno ritrovato i loro bambini, quando sono corsi a prenderli a scuola, una volta cessata la furia dei venti. I meno fortunati hanno la loro vita, spoglia di tutto, e non potranno mai più riabbracciare i loro figli che speravano al sicuro: a scuola.
Stasera ho dato la buona notte alle mie figlie sentendomi più fortunata del solito, perchè tutto quello che conta ce l’ho qui, che dorme nella stanza accanto e non sa che nella vita reale non bastano un paio di scarpette rosse a riportarti a casa sana e salva.

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  • acciaio73 Maggio 22, 2013 at 8:18 am

    Tu e maritotuo avete fatto uno di quei usatour che sogno da sempre di fare.
    Invidia.
    Tremenda invidia_

    • mammaduepuntozero Maggio 22, 2013 at 8:22 pm

      Mai dire mai nella vita Acciaio73! Noi per esempio contiamo di ripetere con figlie al seguito. Certo, dovranno essere un po’ più grandi. E certo, non sarà la stessa cosa….
      😛