to be a citizen

Omofobia

Luglio 3, 2013

L’altro giorno mi è capitato di assistere ad una conversazione di quelle antipatiche sotto ogni punto di vista.

Si parlava di gay. E si parlava di genitori gay.

Booom!!!

Ammettiamolo, il tema è ostico.

Non ho partecipato alla conversazione, che è stata uno scambio piuttosto breve, per la verità: avrei avuto tante cose da dire, ma certe cose hanno bisogno di spazio per essere argomentate e di calma, e di minuti in cui riflettere. Non è mica il campionato di calcio di cui stiamo parlando. No?

Eccomi qui, dunque, a ribattere sulle frasi che mi sono rimaste più impresse.

“Ora capisco i DICO, ma lasciate perdere i bambini!”
Mi racconta mia nonna che suo nonno, avendo avuto solo figlie femmine (cinque) era andato a “prendere un bambino maschio all’orfanotrofio”. Una volta, in un’epoca il cui racconto si tramanda ancora oralmente, adottare i bambini era una prassi assai comune e rapida. Certo, c’erano tanti bambini bisognosi, erano altri tempi, ma veramente li davano via anche col tre per due: non vedevano l’ora di sbolognarli a chi si presentasse a chiederne uno. E agli aspiranti genitori, mica gli controllavano il 730, la metratura della casa, l’equilibrio psichico e le carie dei denti, come fanno ora! Glieli davano e tanti saluti, perchè così ce n’era uno in meno da sfamare.
I bambini senza una casa erano un problema e chiunque potesse contribuire a risolverlo era ben accetto. Ora invece i bambini senza una casa sono diventati un business e chiunque voglia adottarne uno è diventato un pollo da spennare.
Il mio punto è: il patentino per diventare genitori non è richiesto a nessuno. Chiunque sia in grado di procreare può farlo liberamente e impunemente, aggiungo.
Perchè bisogna vessare così disumanamente chi non ha questa possibilità? Perchè non si può trovare una giusta via di mezzo che consenta a tanti bambini di trovare una casa e a tanti aspiranti genitori di entrare in servizio?
Venendo al punto: si può anche solo immaginare di dire che un bambino stia meglio in un orfanotrofio piuttosto che in una casa con due genitori, indipendentemente dal loro sesso, dal loro orientamento sessuale, dal loro conto in banca e dalle loro idiosincrasie?
Secondo me no.
Dovessimo allargare il discorso a procreazioni assistite e uteri in affitto, entrerebbero in gioco questioni etiche che sono troppo delicate da sondare e sviscerare e penso stiano a valle del problema: la sterilizzazione civile di una categoria di persone.
Penso che chiunque debba avere la possibilità di essere genitore, se e quando lo desidera. Se poi questi dovesse scazzare di brutto, in una società civile esistono le reti di sicurezza.
In una società civile.

“Un mio collega ha la figlia in classe con una bambina che ha due mamme e infatti è in cura dallo psicologo dall’asilo”.
Dipende da che due mamme sono.
Ci sono stuoli di bambini in cura psichiatrica e per merito di genitori assolutamente eterosessuali: curiosamente l’orientamento sessuale di una persona non è garanzia di sanità mentale, nè in un senso nè nell’altro.

E se invece quella bambina fosse in cura a causa degli altri? Se fosse stata presa in giro e discriminata fin dall’asilo perchè “ha due mamme”? Sarebbe colpa di chi?

“Il governatore Crocetta ha detto che dobbiamo preparare le insegnanti ad accogliere i bambini delle famiglie arcobaleno”
A parte che sta “famiglia arcobaleno” non si può sentire (ma cos’è, Gardaland??), se davvero il governatore avesse detto una cosa del genere, avrebbe decisamente perso un’occasione per dire qualcosa di utile.
Il mestiere delle insegnati è già di accogliere i bambini indipendentemente dalla famiglia da cui provengono, non dovrebbe esserci bisogno di insegnarglielo a parte. E siccome sappiamo bene che anche le insegnanti si fanno prendere da certe simpatie o antipatie (se avete mai avuta in classe la figlia di un primario e un’insegnante stronza, sapete di cosa parlo), lo sforzo risulterebbe certamente vano.
Le insegnanti stronze ci saranno sempre, quello che bisogna fare è diffondere: si prende sempre di mira ciò che non si conosce, ciò che non si capisce. Sveliamo il codice, e non solo alle insegnanti.
Un giorno dalla pediatra ho incrociato una coppia di papà con un neonato: li ho guardati con lo stesso stupore e la stessa meraviglia con cui avrei osservato un Panda Gigante nello zoo di Pechino. Una volta capito che quella mamma così incredibilmente alta in realtà era un papà, la mia attenzione si è subito spostata su come maneggiassero quel bambolotto dormiente nell’ovetto: come se si potesse rompere da un momento all’altro.
Tipico dei padri, fra l’altro, che prendono confidenza col pupo solo da dopo la nascita: per le mamme è diverso. Ci ho rivisto certe apprensioni di mio marito, le ho moltiplicate per due e ho pensato: “Sopravviveranno all’ansia del viaggio in macchina per tornare a casa?”
E intanto anche la pediatra e la segretaria si davano di gomito e ridevano sotto i baffi e sapete una cosa? Sono sicura che sorridessero proprio per quel tenero impaccio che avevo notato anche io, perchè non c’era veramente nient’altro da “notare”.
Niente di malato, niente di strano, niente di sbagliato.

Come ultima riflessione vorrei dire una cosa che potrebbe offendere qualcuno se presa per il verso sbagliato, ma che mi ha incoraggiato a pensare ad alta voce un bel post che ho letto sul blog di The Queen Father.
Vorrei dire che quella divulgazione cui accennavo sopra non dovrebbe passare per piume di struzzo e costumi da poliziotto e collari borchiati. Non fa gioco, date retta.
A chi non piacciono certe baracconate? Ma c’è luogo e modo: il Plastic per esempio organizza serate in cui ci si può sbizzarrire.
Non sarebbe più opportuno usare il Pride, o qualsiasi altra manifestazione gay, per veicolare messaggi più utili? Messaggi che facciano capire anche a mia nonna che essere gay non significa necessariamente essere promiscui, sguaiati e vestiti da imbecilli?
E’ vero che l’abito non fa il monaco, ma ragazzi… così si sprecano intelligenza ed occasioni.

PS chiunque si sentisse colpito, positivamente o negativamente da quanto ho scritto, lo prego sentitamente di commentare qui sotto, o interpellarmi in privato. Il tema è molto delicato e non vorrei mai offendere nessuno, ci tengo.

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  • zambe Luglio 4, 2013 at 10:10 am

    Rompo il ghiaccio io con quello che purtroppo mi passa sempre più spesso per la testa: “ma mia figlia dovrà andare a scuola con i figli di quelli?”.
    “Quelli” però non sono i genitori omo, o i monogenitori, o tutto quello che esca dallo stereotipo della “normalità”, ma i genitori che pensano e soprattutto dicono davanti ai loro figli le frasi che tu citi in corsivo.
    “Quelli” sono i genitori che insegnano a delle menti docili e manipolabili la cattiveria gratuita. Temo che questo sarà il vero problema da affrontare e che i bambini che subiscono danni siano proprio quelli cresciuti da genitori ottusi.
    Detto questo, The Queen Father è un mio idolo, essere suo figlio credo sia un’avventura meravigliosa e sono piuttosto d’accordo con voi sul fatto che il Pride sia passato da “manifestazione di legittima esistenza ed orgoglio” a “baracconata”, ma purtroppo che io sappia il Plastic ha chiuso l’anno scorso. Ricordo di aver visto una tristissima foto del locale in demolizione su FB. Dopo il Rolling Stone, un altro simbolo della vita prima della mammitudine che se ne va….

    • mammaduepuntozero Luglio 4, 2013 at 10:39 am

      Ale, il Plastic ha chiuso nella sua sede originale ma ha riaperto vicino a casa mia. Peccato non potrebbe approfittare per ora… Ma potremmo pensare a una serata fra donne prima che nasca A. Che dici? 😀

      • zambe Luglio 4, 2013 at 10:51 am

        ti ho risposto in altra sede 🙂

  • C. Luglio 4, 2013 at 10:57 pm

    Essì far vedere al proprio bimbo uno con le chiappette al vento è male ma se poi fra di voi davanti al pupo vi riferite agli omosessuali come “froci” è tutto ok.
    Stiamo davvero qui a parlare di adozioni quando un gay non ha neanche il diritto di sposarsi? E vogliamo fare davvero tanto i bacchettoni quando basta uscire di casa e vedi ragazzine semi nude e coppietta al parco una sopra l’altra? E facciamo pure i moralisti ma essere gay è anche promiscuità così come conosco coppie etero che una sera a settimana fanno scambio di coppie.
    Non sarà vedere un ragazzo mezzo nudo ad una manifestazione a traumatizzare i tuoi pargoli ma quando cresceranno e si renderanno conto, perchè può capitare anche a te, che la sua mamma non ha fatto nulla.

    • mammaduepuntozero Luglio 5, 2013 at 12:29 pm

      Ma sai C. che io il tuo commento non l’ho proprio capito? E forse tu non hai capito il mio articolo.
      Comunque su una cosa mi sento di ribattere seccamente: essere promiscuo è una caratteristica personale, individuale. Ci sono persone promiscue e persone che non lo sono, gay o non gay. Non puoi applicare la caratteristica ad un’intera categoria.
      Poi se vuoi spiegarti meglio sarò lieta di ribattere anche sugli altri punti.

      • C. Luglio 19, 2013 at 5:47 pm

        Mi scuso per la tardiva risposta e sopratutto per il commento precedente forse un po’ scontroso.
        Per la questione promiscua appunto dicevo “è anche” nel senso che vi si ritrova anche in questo orientamento ma chiedo venia perchè ora rileggendolo mi rendo conto del mio errore di sintassi.
        Per il resto il mio commento era riferito alle tue ultime righe (la prima parte l’ho apprezzata molto). Le persone omofobe non cambieranno idea se si smetterà di travestirsi, alle persone omofobe non interessa, è una questione culturale, un reflusso di maschilismo retrogrado. Hai scritto un bellissimo post sulle donne e lo era perchè non hai mai banalizzato. A milano ci sono state decine di manifestazioni anti-omofobia molto family friendly (dove addirittura erano vietate persino le bandiere politiche se non quella arcobaleno simbolo della lotta per i diritti lgtb) ma seppur invitata la stampa non si è mai presentata. Il pride ci sta, deve rimanere un momento di festa. Il punto è che spesso chi ha da ridire sul gay pride si rifà alle foto e alle immagini che si sa bene offrono ciò che il pubblico vuole e non la realtà. Potrei dirti che è vero che si potrebbe usare il pride in modo diverso ma ci sono nazioni in cui i gay sono accettati e hanno diritti con gay pride peggio dei nostri.
        Mi scuso di nuovo per i toni aggressivi 🙂

        • mammaduepuntozero Luglio 22, 2013 at 3:09 pm

          Capisco il tuo punto. Tuttavia se si preme a far passare un messaggio, è bene scegliere le modalità più giuste, a volte anche a discapito di certe libertà personali, per così dire. Quindi forse varrebbe la pena riflettere sull’immagine veicolata, sapendo benissimo che stuoli di gay con la faccia del nostro vicino di casa non fanno notizia, e quattro pazzi in pelle, borchie o piume di struzzo sì. Non sarà giusto, ma è un fatto con cui è necessario fare i conti.
          Detto questo la mia è una riflessione molto personale che non pretende di insegnare niente a nessuno. Io la vedo così, ecco. Con il massimo rispetto per tutti, anche per quelli con le piume di struzzo che, personalmente, mi divertono pure.
          Ecco, forse il punto è proprio quello: il movimento ha bisogno di certe macchiette che fanno sorridere la sottoscritta, o ha più bisogno di contenuti “seri”?
          Ai diretti interessati l’ardua sentenza….
          (grazie C. della partecipazione alla discussione)
          🙂

  • Angelo Agosto 23, 2013 at 4:01 pm

    Complimenti ho scoperto solo ora il tuo blog, scrivi benissimo, condivido. Ciao

    • Silvia A. Agosto 23, 2013 at 9:16 pm

      Grazie Angelo!

      Rimani quanto vuoi… ^_^