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Expo Facts

Ottobre 16, 2015

Siamo andati ad Expo, finalmente. Non so darvi un’opinione articolata sulla fiera, tanto più che nessuno me l’ha chiesta, ma certamente mi sono ricreduta su una serie di cose (e questo fin “da casa”, per la verità).

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“Quando comincerà Expo la città sarà invivibile: traffico, caos, mezzi in tilt, fiumi di persone”

Niente di tutto questo si è verificato. Non il traffico, non i mezzi impazziti, che, anzi, funzionano benissimo, non i fiumi di persone. Certo, in Duomo c’è stato un bel movimento, ma la novità assoluta è stato l’afflusso straordinario di turisti stranieri, insolito per questa città fuori dal periodo dei saldi, più che i numeri. Un sacco di teste velate, molto ben vestite e palesemente agiate economicamente. Tonnellate di asiatici a frotte ordinate dietro ad ombrellini da borsa chiusi ed alzati ad uso stendardo.

“Sicuramente barano sui numeri, figurati se ci sono 250.000 persone al giorno!”

E invece sì, è tutto vero! Noi ci siamo stati di sabato e magari ce n’erano anche 300.000, e vi assicuro che si vedevano. Intanto è difficile immaginarsi, prima di andare effettivamente lì, quanto sia grande l’area su cui sorge. Dovete immaginarvi due viali di quelli larghi. Tipo corso Sempione, inclusi i controviali, se conoscete Milano. Tipo l’autostrada A1, se non per i due sensi di marcia, almeno 1 e mezzo. Solo che non ci sono aiuole, spartitraffico, nulla: solo una fiumana inarrestabile di persone (e dei bruttissimi allestimenti che vorrebbero somigliare ai banchi di un mercato rionale del secolo scorso, un trabucco e altre amenità italiche).
Quando abbiamo provato ad avvicinarci all’albero della vita per lo spettacolo serale, siamo riusciti ad arrivare giusto all’incrocio tra Decumano e Cardo, e lì ci siamo fermati perchè da lì in poi era una cortina di persone, impossibile da penetrare con un passeggino (ma anche senza, francamente).

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“Ma non potevano farlo in città, invece che comprare quell’area fuori, a peso d’oro per giunta!”

Come dicevo poco sopra, l’area è veramente enorme. Expo è una città, e non si può mettere una città, dentro la città. Il che probabilmente spiega anche perchè abbiano dovuto pagare “a peso d’oro” l’area: metto in dubbio che ci fosse ancora, nell’affollatissima Lombardia, un’area tanto grande in vendita, tutta insieme, senza interruzioni di sorta sulla superficie. Quelle interruzioni le avranno pagate a caro prezzo, dico io. Ma sto assolutamente tirando a indovinare, sia chiaro.

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“Noi ci andiamo verso la fine, facciamo andare avanti gli altri e noi andiamo in autunno, quando non ci sarà nessuno”

Le ultime parole famose. I record numerici di ingressi Expo li sta facendo da Ferragosto in poi, ad opera, ho il sospetto, di Lombardi, Veneti e Piemontesi, che siccome ce l’avevano ad un passo, han pensato bene di fare gli chic e di arrivare tardi alla festa.
Peccato che nel frattempo le tartine erano finite e la fila al banco del prosecco era diventata in media di 2 ore e mezza.
(alert: è una metafora, non ci sono tartine ad Expo e non c’è neanche il banco del prosecco)

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“La gente che lavora ad Expo non è pagata, o è pagata pochissimo e la manifestazione non ha prodotto indotto nella città”

Ora non voglio fare affermazioni troppo azzardate perchè non conosco i numeri. Per certo so che c’erano dei “volontari” tra il personale in giro per Expo, e questo mi fa supporre sì che non siano stati pagati – almeno costoro -, ma anche che l’abbiano fatto di loro spontanea volontà. Posso anche dire, come riflessione personale, che se fossi nei miei vent’anni, avrei fatto di tutto per lavorare in Expo, e anche per una paga minima, in virtù della possibilità di conoscere da dentro un ambiente internazionale e dalla complessità organizzativa e gestionale straordinaria. Un ambiente in cui senza dubbio si possono imparare una varietà di cose, applicabili poi ad altri ambiti.
Per il discorso “indotto” non ho dati, ma sensazioni: di materiale, in senso mediatico e in senso fisico, ne è stato prodotto parecchio, è evidente. Io non so all’indotto di quale città o di quale Paese abbia contribuito, ma da qualche parte l’avranno pur prodotto.

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“Feeding the Planet e poi lo sponsor è Mac Donald’s”

Forse non avevo un’idea chiara di cosa fosse Expo, finchè non ci sono entrata. Ma quando ne ho varcato i metal detector (con una chiave inglese in borsa per la quale ho dovuto dare spiegazioni, ma questa è un’altra storia che non racconterò), mi è stato subito evidente: Expo è una fiera, un gigantesco sfoggio, pubblicità all’ennesima potenza. Tutti i Paesi che vi hanno preso parte, hanno fatto la corsa a sembrare migliori – probabilmente – di quello che sono, e migliori degli altri, a cominciare dalla gara architettonica che, va detto, ha prodotto risultati mirabili in alcuni casi.
Quale lo scandalo allora se al centro di Expo hanno messo realtà commerciali tipo McDonald’s, Ferrero o Eataly?
L’errore è sempre quello: giudicare prima ancora di capire. Io ho capito davvero solo quando ci sono entrata, quindi meglio andarci che non andarci, finanze permettendo, se non altro per parlare con cognizione.

Ad Expo noi ci torneremo, perchè siamo vicini e perchè con bambini di meno di 5 anni al seguito non si fanno file. Se così non fosse, onestamente, non solo non ci tornerei, ma non sarei entrata in un solo padiglione neanche la prima volta.
Ma questa sono io con il mio problema con la folla.

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  • rossella boriosi Ottobre 16, 2015 at 9:40 pm

    bellissimo post, bellissime foto. Condivido la tua riflessione sull’opportunità di lavorare in eventi di così ampio respiro, anche per poco. Anche come volontario

    • Silvia A. Ottobre 26, 2015 at 11:48 am

      Cara Rossella, mi scuso per avere lasciato così a lungo il tuo commento nel purgatorio dei “da approvare”. Io ricordo che nel lontano 1998 feci carte false per riuscire a lavorare dentro gli MTVEMA’s. Ci riuscii grazie ad un amico che montava il palco, che mi mise in contatto con un’agenzia di hostess, e io “lavorai” per più di 12 ore consecutive, per forse 50.000 lire, ma di quel che prendevo non mi fregava nulla, l’importante era esserci dentro, esserne parte.
      Se avessi l’età che avevo nel 1998 (meglio non fare i conti va’…), avrei fatto lo stesso per l’Expo.