to be a mom

Vieni qui che ti taglio i codini

Giugno 3, 2015

DSC_0990Qualche giorno fa sono stata a fare l’aperitivo con amici e figli, che ormai formano una truppa di tutto rispetto. Il posto era decisamente carino e fuori del comune: proprio al limitare di un bosco, con la frescura conseguente e un sacco di spazio dove i bambini potevano arrampicarsi sugli alberi, raccogliere ghiande e bastoni, correre e divertirsi in mille modi – oltre a strafocarsi di patatine.

Avete notato come i “locali per famiglie” siano un trend assoluto?

Delle due l’una: o siamo di fronte ad una generazione di alcolisti che, pur di non rinunciare al bicchiere delle 18:00, ha fatto in modo di portarsi dietro la prole, oppure qualcosa è cambiato.

Io non saprei dire se ce ne fossero anche 15 anni fa di bambini che scorrazzavano sotto le nostre gambe mentre facevamo gli aperitivi, perchè non ne ho proprio ricordo. Forse non ne ho ricordo perchè non c’erano.
Avrà forse a che fare con il fatto che i bambini sono un target di elezione, di questi tempi, in cui “si riuncia a tutto, ma non per i figli”, ma il mio amico Alberto mi ha fatto notare che probabilmente il punto non è quello: i bambini una volta non scorrazzavano per i locali all’ora dell’aperitivo perchè l’idea di famiglia era diversa, implicava maggiore seriosità, e diverso era anche il modo di vedere i bambini.

Ci ho pensato, e credo abbia ragione.

DSC_0099 Pensateci: noi bambini degli anni 60-70, non godevamo certo di tutti i privilegi di cui godono i nostri figli degli anni 2000, aperitivi a parte.

Stai zitto, non urlare, non sporcare, chiedi scusa, saluta!, non fare il maleducato!, comportati bene alla festa, ti sei comportato bene alla festa?, finisci quello che hai nel piatto se no Gesù piange, vai a letto senza cena, ti chiudo nello stanzino a riflettere al buio, dai il bacio alla zia, dai il bacio alla nonna, qual è la parola magica?

Come se l’infanzia fosse una devianza: momentanea e correggibile, certo, ma di fatto una devianza dalla norma impettita del mondo adulto, la cui quiete non era concesso turbare e al quale si dovevano non solo un sacrosanto rispetto, ma anche un’illogica e pericolosa deferenza.

Prendete il regolamento del mio condominio (anno di costruzione 1964): “Il gioco dei fanciulli nelle aree comuni è concesso solo dalla tal ora alla tal altra” (non più di un’ora e mezza, neanche fossimo un ospedale), “non è consentito il giuoco della palla”, “non è consentito calpestare l’erba del giardino condominiale”, “non sono consentiti schiamazzi” (il gioco del silenzio e “nomi, cose, città” come unica alternativa alla noia), “il giuoco è consentito solo negli appositi spazi” (gli “appositi spazi” esistono ancora e sono dei mezzi porticati dal soffitto sotto norma di legge, in cui al massimo si potrebbe pattinare zigzagando intorno ai pilastri portanti della casa soprastante e comunque sono chiusi da almeno 20 anni).

Ma potrei anche dire delle esternazioni dei condomini ottuagenari, che nei riguardi delle mie figlie hanno le più simpatiche uscite, da “vieni qui che ti taglio i codini”, a “dammi la tua bambola che è mia”, a “la tua sorellina allora me la porto a casa io?”. E se poprio si devono produrre in un complimento, il top è: “che brava bambina, non ti si sente proprio!”. D’altra parte, là da dove vengono loro, i pericolosi mutanti sotto il metro andavano tenuti sotto controllo, e terrore e minaccia sono dei passepartout epocali.

Forse allora è successo che quei bambini vessati di molte generazioni, a un certo punto sono cresciuti e non c’è da stupirsi che abbiano cambiato rotta, introducendo i loro figli al gioco della palla, agli infernali gonfiabili, ai giardini condominiali, alla babydance, allo yoga per i piccoli, alle gonne di tulle di H&M da 5,90€, ai giardini pubblici dove tutto è concesso e finanche all’ora dell’aperitivo.

Poi potremmo dire di come questa controtendenza abbia prodotto qualche devianza in senso opposto, tanto che non vi sarà difficile incontrare, tra un mojito e un mei-tai, dei piccoli Budda viziati e irrispettosi, idolatrati da genitori che sanno mettersi sotto i piedi in un modo che  “ti chiudo nello sgabuzzino a riflettere al buio” in confronto non è che una minaccia sbiadita.

Ma questo è un altro post…

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  • irene Giugno 3, 2015 at 8:24 pm

    d’accordo con te su tutta la linea, come sempre o quasi. Aspetto quell’altro post, quello sulle devianze in senso opposto, secondo me lì sì, ci sarà da sbellicarsi!

    • Silvia A. Giugno 9, 2015 at 9:36 am

      Sulle devianze in senso opposto poi finirei per far arrabbiare qualcuno… 😛

  • zambe Giugno 5, 2015 at 3:59 pm

    Ci ho pensato su, e penso che l’idea di famiglia di quando eravamo piccoli noi inplicava maggior seriosità anche per i genitori, che si ritrovavano giovani a fare una vita da vecchi, che non implicasse, aperitivi, cene, concerti.
    Forse noi crescendo all’ombra minacciosa di quella famiglia non abbiamo cambiato le regole per il bene dei nostri figli, o almeno non solo. Siamo passati dal “no, non mi sposerò mai”, “no, non avrò mai figli” al “no, io farò le cose a modo mio”.
    E forse è solo per una buona dose di sano egoismo che i nostri figli giocano in parchi allestiti nei pressi di locali in cui ci possiamo bere un aperitivo, invece che nel cortile di casa mentre noi cuciniamo per otto o rammendiamo calzini. I bimbi sono sicuramente un target appetitoso per le imprese, ma i genitori che non vogliono morire dentro lo sono altrettanto.

    • Silvia A. Giugno 9, 2015 at 9:35 am

      Infatti, la tesi era più o meno quella. 🙂