appunti

Cose da salvare in caso di incendio (Vaclav & Lena)

Maggio 13, 2013

Da quando sono mamma la mia prospettiva sul prossimo è radicalmente cambiata.
Mi capita di osservare i ragazzi: quelli che escono dall’università, quelli che tornano a casa dal liceo, quelli che cazzeggiano sulle panchine del parco, quelli che si fumano le canne sotto le Colonne di S. Lorenzo o che bevono l’aperitivo rumorosamente fuori da un bar.
Prima di Dodo, osservandoli, avrei riconosciuto in loro dei miei simili: mi sarei sentita, per analogia o per differenza, “una di loro”.
Dopo la Dodo, improvvisamente, sono diventati tutti figli miei o dovrei dire, proiezioni, epifanie di quello che mia figlia potrebbe diventare, di quelli che potrebbero essere i suoi amici, di quelle che potrebbero essere le sue conversazioni quando non è con me.
E un’infinita tenerezza mi pervade ogni volta, mentre mi sorprendo ad osservarli troppo a lungo e distolgo lo sguardo, sorridendo fra me e me.
A volte invece è rabbia e gran voglia di fargli una ramanzina, quando sono ragazzini superficiali, maleducati e ben avviati a sbattere al vento la vita e i pensieri, come se non fossero di nessuno.
Dopo la Dodo, persino quel “Signora vuole la borsa?” delle cassiere del supermercato ha smesso di farmi trasalire, perchè improvvisamente ha avuto un senso.
Sono vecchia?
Non so, forse sì.
Sono mamma e, quando si diventa mamma, si diventa mamma un po’ di tutti i bambini del mondo, anche di quelli molto cresciuti.
Si diventa delle Signore.

Non so che corde avrebbe toccato questo libro dentro di me se lo avessi letto prima di Dodo. Io ero persino incinta di Cece quando l’ho comprato, quindi immagino che la mia percezione non potesse essere più lontana da quella della “Silvia di prima”. Fatto sta che questi due personaggi, Vaclav e Lena (che nell’originale danno il titolo al romanzo), li ho subito adottati. Anzi, diciamo che ho adottato Lena, e ho accolto Vaclav a fare i compiti a casa nostra provando infinita tenerezza per lui e altrettanta per la sua mamma, Rasia, che dà il via e aggiusta tutti i nodi cruciali della storia, come si conviene ad una mamma.
Haley Tanner ha creato un mondo semplice, come sa essere semplice l’amore quando non ha bisogno di niente in cambio. Ha una scrittura precisa nell’essenzialità della sua sintassi: è una scrittura “in soggettiva” che è in grado di catapultarti dentro i personaggi e creare empatia, senza bisogno di raccontare in prima persona.
Leggetelo, se vi capita: è una vera delizia.

Vaclav si è addormentato per la prima volta senza dare a Lena la buonanotte quando il telefono accanto al letto si mette a squillare. Lo solleva e, ancora prima di dire pronto, il cuore gli sta battendo all’impazzata.
“Pronto?” dice, ma tutti e due sanno già chi c’è all’altro capo del filo.
“Sono Lena” dice lei. Chi altro?
“Io sono Vaclav” dice lui. Chi altro?
“Come stai?” Lei sta facendo un sorriso grande, enorme.
“Io bene! Tu?” E’ come se la conversazione procedesse su un binario che nessuno dei due può vedere: tutto si sta dicendo da sè.
“Anch’io sto bene. E’ il mio compleanno.”
“Lo so. Lo so.”
“Sì?”
“Sì. Certo. Sì.”
Vaclav e Lena si sono appena comunicati la cosa essenziale, quella che tutti e due volevano sapere ma non potevano chiedere: Ti sei sempre ricordato (ricordata) di me? Sono stato (stata) importante per te come tu lo sei stata (stato) per me? Ho ricordato da solo (sola)? O sei sempre stato (stata) con me?
Certo che sono sempre stati insieme. Anche quando non guardavano; non c’era bisogno di controllare. Lei c’è sempre stata; lui c’è sempre stato. Fuori dalla camera di Lena, in un punto imprecisato del buio, come la luna.

Cose da salvare in caso d’incendio“, Haley Tanner, Ed. Longanesi, 2011, pag. 244-245.

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  • GP Maggio 14, 2013 at 8:03 am

    Reblogged this on misentopop.

  • Simo Maggio 14, 2013 at 3:00 pm

    Ecco allora non sono la sola a fare questi pensieri…colgo il consiglio del libro che leggerò sicuramente.

    • mammaduepuntozero Maggio 15, 2013 at 10:21 pm

      🙂 Ne vale la pena, e te lo leggi d’un fiato!

  • Cherry tree Maggio 15, 2013 at 9:25 am

    Hai proprio ragione comunque, prima se mi capitava di incontrare adolescenti debosciati oppure giovani adulti conciati male pensavo: mamma mia le nuove generazioni (ragionando più che altro come i vecchi.. e si non ci sono più le mezze stagioni!).
    Invece negli ultimi mesi mi capita di aver proprio paura a viste simili e chiedermi: ma se mio figlio diventa così? cosa posso fare per evitarlo? anche quelli hanno una mamma e chissà che pensa di loro.. ecc..

    • mammaduepuntozero Maggio 15, 2013 at 10:23 pm

      ehehehehe…. l’ho detto io che si diventa “sciure” a diventar mamme!
      😉