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Camping in Croazia (e gatti)

Ottobre 1, 2015

Quest’estate siamo stati in campeggio in Croazia.
Non eravamo mai stati campeggiatori prima, ma credo lo saremo ancora: ci è piaciuto un sacco. Abbiamo scelto un piccolo campeggio familiare, senza animazione, caciara e bailamme vacanziero; una piccola oasi di pace tra gli ulivi. Ci siamo stati per poco, e al momento di andarcene avevamo la tipica sensazione, per niente scontata, di non averne avuto abbastanza.

Oggi è il primo giorno di Ottobre (stavo scrivendo “d’autunno”, per un lapsus comprensibilissimo – noi qui a Milano ormai siamo al cospetto del Generale Inverno, sentiamo il suo alito gelito tra le orecchie, che ci scompiglia i capelli increspati di umidità), e forse queste foto avrebbero avuto più senso nel coro di quelle delle vacanze di tutti, ma io, che non le ho postate allora, lo faccio adesso con la nostalgia di chi, di rituffarsi in un altro inverno, non ne ha punto voglia.

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Se guardo fuori dalla finestra oggi, e ancora per poco, c’è solo il verde dell’erba a spiccare nel grigiume generale. L’azzurro del cielo, da queste parti merce rara, è estinto almeno fino al prossimo anno; ben addentro nel prossimo anno.

Vorrei l’azzurro del cielo, la ghiaia gialla e il verde del mare: quelle lì sopra.

E poi c’è un altro motivo se le posto oggi: in quel piccolo campeggio abitato, tra gli altri, da una colonia di gatti, una sera abbiamo ricevuto una visita inaspettata. Un micino bianco e rosso si era accomodato sulla pigna dei miei vestiti mentre ero a lavarmi i denti, e lì è rimasto anche quando sono rientrata e, invece di scappare, ha iniziato a fare le fusa rumorosamente, chiedendo coccole e di restare là dov’era.
Le mie figlie sono paurose e diffidenti verso qualsiasi animale: se appena sveglie avessero trovato un gatto in tenda, avrebbero svegliato l’intero campeggio con urla disumane, quindi ho dovuto, mio malgrado, fare accomodare il mio piccolo amico fuori dall’igloo. Non è stato facile e soprattutto non è bastato: lui appena possibile si intrufolava e trovava un posticino dove accoccolarsi e lasciare peli bianchi.

cose_vacanza_8Neanche Maritomio è mai stato un fanatico (e d’altra parte da qualcuno avranno pur presto),invece io da ragazzina ero una specie di San Francesco che raccattava e si faceva amici tutti i randagi in circolazione. Avrei riempito la casa di animali, ma anche i miei avevano dei limiti in questo senso: due cani, nello specifico, a loro sembravano già abbastanza.
Eppure anche Maritomio gli si è affezionato e un giorno ho visto chiaramente che leggeva il suo libro su un muretto e lasciava il micino in questione accoccolarglisi addosso.

Quindi in pratica, per farla breve, domani andiamo a prendere un gatto: lo adottiamo tramite un’associazione che raccoglie gatti randagi o abbandonati, allo scopo di far familiarizzare la prole con il regno animale.

cose_vacanza_2Non è come avere un terzo figlio, ma non è neanche come semplificarsi la vita. Quindi spero che il mio cervello, il quale mi suggerisce a  tutt’oggi che questa sia una splendida idea, non mi stia raccontando una cazzata.

Voi cosa dite?

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