to be a mom

Bollicine

Febbraio 5, 2016

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Cece ha la varicella. Quando le ho scoperto le bollicine venivamo da un piacevole pomeriggio di gioco a casa di due bambini che vivono in una casa bellissima, di fronte ad un parco bellissimo, di fronte alla scuola dove andrà anche la Dodo da settembre (che non è bellissima, ma siamo convinti della scelta, quindi non sottilizziamo…). Quando tra due settimane almeno uno dei due svilupperà orrende vescicole su tutto il corpo, rimpiangeranno il giorno in cui hanno avuto la malsana idea di accoglierci in casa. Ci faremo perdonare.

Venivamo da un piacevole pomeriggio, dicevo, avevo ordinato la pizza al telefono tornando a casa, ci eravamo fermate a comprare i biscotti per la colazione in panetteria e ci preparavamo ad una serata da sole (il loro papà era fuori per cena). Pizza, coccole, film sul divano, roba così.

Invece non è andata così, perchè quando ho seduto Cecetta sul bidet per lavarle l’indispensabile, dopo che avevamo archiviato l’idea della doccia come “non necessaria“, la tabella di marcia è andata a pallino. Mi sono fatta risucchiare dalle chat di Whattsapp (almeno 3) in cui avevo lanciato l’allarme (“Mayday, mayday! Varicella!“), ho perso di vista la Dodo che invece di mettersi il pigiama ha vestito prontamente i panni della sorella-maggiore-crocerossina girando per casa in mutande e facendo eco ai miei mayday telefonici con i suoi commenti e le sue improvvisate soluzioni; echi delle mie parole, per lo più, e replicati con identico tono (che è come guardarsi allo specchio deformante e vi assicuro che non c’è niente di bello da vedere) e a compensazione di un attacco bruciante di gelosia all’idea che “ora lei è malata e guarderanno tutti lei, solo lei per giorni e giorni e a me non mi guarderà nessuno“.

La tabella di marcia, dicevo. Nel giro di 15 minuti avevo ricevuto consigli pediatrici e farmaceutici praticamente da chiunque, avevo pagato il ragazzo delle pizze, abbandonato i cartoni sul bancone della cucina e completamente perso il polso su entrambe le figlie che giravano seminude per casa in quello stato di sovreccitazione tipico delle 19 di sera, cosicché al momento di mangiare le pizze erano fredde, l’ora era tarda ed io mi sono arresa al caos e le ho lasciate mangiare entrambe davanti alla televisione mentre mi finivo la Moretti da 66 gentilmente offerta dalla pizzeria.

Naturalmente è successo tutto di venerdì sera, come si confa a qualsiasi malanno infantile che necessiti del consulto di una pediatra.

Mi sono addormentata davanti a “Insonnia d’Amore” prima delle 23 e non so se fosse più per l’idea di ciò che mi aspettava per i successivi 7 giorni (che saranno in realtà almeno 10) o per la Moretti da 66, fatto sta che ho accettato il mio destino con filosofia e mi sono trasformata nella versione di me casalinga che ho odiato così tanto, per tutto il tempo in cui era l’unica opzione a mia disposizione.

Devo ammettere che mi è piaciuto, però adesso anche basta.

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