to be me

Ce ci n’est pas un Vlog

Maggio 31, 2015

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Qualche tempo fa mi sono lanciata nella stesura di un piccolo breviario per Vlogger o aspiranti tali.

Per chi ancora si chiedesse cosa significa l’impronunciabile neologismo, ecco la pagina di Wikipedia dedicata al Video Blog (= V-Log).

Recentemente ho anche parlato delle foto delle mie figlie sui social.

Relativamente a questa questione, ho deciso di abbandonare la pratica delle pecette e di mostrare, laddove la foto mi risulti assolutamente irresistibile, le foto al naturale delle mie bimbe.
Tuttavia, per rimediare all’incoerenza per la quale pubblico pochissime foto di me (anche perché nessuno me ne fa … – a Buon intenditor- ), ho cominciato ad esercitarmi nell’effimera arte del selfie, scoprendo che può anche essere molto divertente, specialmente se impari il trucco principale: fregartene di come sei venuta.

Oltre ai selfie sgangherati che potrete apprezzare su Instagram e sulla mia malinconica pagina Facebook, troppo spesso abbandonata a se stessa e a lungo, ho colto l’occasione del Salone del Libro, per girare qualche video. In questo modo ho avuto l’opportunità di esercitare la mia passione per il video, sentendomi ancora parte di quel mondo, e al contempo mostro me stessa: e così la mia immagine e la mia on-line reputation, non saranno affidate integralmente alle foto delle mie bimbe, perchè sarebbe proprio scorretto, oltre ad essere una gigantesca responsabilità per loro, non trovate?

Questo non è un vlog, no. O forse sì. Diciamo che io l’avrei chiamato “reportage”, ma siccome esiste anche quell’altra parola e che, fino a prova contraria, io ho un blog sul quale, incidentalmente, sto scrivendo queste righe e che il video che vado a postare è un “racconto” e che lo sto “postando”, forse sì, forse è un vlog.

Ma anche no.

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