to be a mom

Due mesi (di capricci e crisi isteriche) e un bilancio

Novembre 12, 2013

Sono passati già due mesi dall’inizio del nuovo anno scolastico. Doveva essere una specie di capodanno anche per me, che con due bimbe piazzate a scuola, potevo a buon diritto cercare di riprendere le redini della mia vita extra-figli.

E da buon capodanno, ci sono stati i botti. Moltissimi botti.

Partiamo dal principio: la Dodo ha iniziato la scuola Materna: scuola nuova, metodo Montessori, grembiuli adorabili, un sacco di cose da fare e amichetti nuovi di zecca, tutto estremamente stimolante. Troppo stimolante.

(Ne ho parlato diffusamente su Instamamme, in particolare qui in maniera più personale, e qui ho spiegato il metodo -nda).

Le prime settimane se ne sono andate nell’attesa di una crisi che, a scuola, non è arrivata: non ha mai pianto, non ha mai fatto storie per andarci, anzi, nei primi giorni di inserimento non si capacitava del perché non stesse lì anche a mangiare.

La direttrice sosteneva che sarebbe stato meglio se avesse pianto: sarebbe stato il segno che stava metabolizzando il cambiamento e un modo per sfogare la tensione e la naturale ansia di ogni bambino che si trovi a fare i conti con una separazione dai genitori e con un contesto tutto nuovo in cui inserirsi.

Io non avevo capito davvero cosa intendesse, o forse semplicemente non ho creduto avesse ragione. Anzi pensavo, con una punta di orgoglio: “Che tosta mia figlia, che si adatta così bene e con tanto entusiasmo!”.

Intanto a casa, col passare delle settimane, le mattinate diventavano sempre più tese: al momento di alzarsi era una lotta continua e puntuale.
No non scendo dal letto.
No non mi vesto.
No non mi lavo i denti.
Ommioddio sono finiti i biscotti Galletti, è una tragedia irreparabile e io non mangerò nient’altro a colazione, e urlerò tutta la mia disperazione finchè i nervi di mamma non faranno crack.

Crack.

piedini e borsa

Inizialmente non ho in alcuna misura messo in relazione queste difficoltà mattutine, che mi portavano a impiegare anche 2 ore per preparaci e uscire di casa, e si riflettevano la sera in scarichi di tensione con relative scenate isteriche, con la scuola nuova.
Sono stata invece propensa ad attribuir loro una relazione esclusiva con la presenza della sorella, che, a differenza della Dodo, veniva vestita, cambiata e lavata da me.
Per non parlare del fatto che spesso, al suo risveglio notturno tradizionale, trovava la stanza vuota e Cecetta che dormiva nel lettone (dove veniva allattata più e più volte fino ad un mese fa).

Dramma della gelosia, come potete immaginare.

Ci sono stati episodi di pavor nocturnus in cui si svegliava urlante e me ne diceva di tutti i colori (“Sei cattiva, non ti voglio più, non sei più la mia mamma!”).
Per non parlare di quando mi prendeva direttamente a sberle.

Oltre a sentirmi stanca, sfiduciata e nervosa, mi sono ritrovata a fare pensieri del tutto irrazionali quali: “Dov’è finita la mia bambina? Io non la riconosco più! Il nostro rapporto è completamente rovinato!”

(si lo so, lo so…)

Come nella migliore delle spirali nevrotiche, il mio atteggiamento è diventato progressivamente più duro con lei, più intransigente verso i capricci, più veloce alla reazione: la pazienza si è volatilizzata e, insieme a questa, sono volate parole degne di un reparto di psichiatria.

Quando ho capito che la situazione non sarebbe semplicemente migliorata da sola e che anzi, stavo andando sotto terra io per prima, trascinando nel buco anche la Dodo, ho chiesto aiuto in maniera piuttosto chiara:

“Ok, io non ce la faccio più. Ora, o mi aiuta qualcuno, o io un giorno di questi la lancio.”

fra gli alberi

Maritomio è accorso, letteralmente, prendendo in mano la situazione: per una settimana buona si è svegliato con noi – normalmente esce di casa alle 2 per andare a lavorare e la notte non c’è – e ha osservato la Dodo, ma soprattutto me, cercando di trovare il bandolo della matassa perduto.

(Carino, fra l’altro, da parte sua il non aver chiamato un TSO – nda)

La sua sola presenza mi ha regalato un po’ di tregua e ho messo a posto un po’ i nervi, così ho inziato anche io a vedere i miei errori di gestione di questo piccolo mostro in cui, mi sembrava, si fosse trasformata la mia adorabile, dolcissima, sensibile Dodo.

(Fra le altre cose che ha fatto per me Maritomio in quella settimana: mi ha iscritta ad un corso di canto che frequentiamo insieme, mi ha imposto di andare in piscina e aiutata a trovare un posto fuori casa dove andare a svolgere il mio lavoro free-lance, in modo da non farmi fagocitare dalla casa stessa -nda)

Maritomio ha avuto anche l’idea di chiedere un consiglio alla pediatra, la quale ci ha indirizzati da una psicologa sua amica, perché, a detta sua, avere un parere esterno e di persona competente, avrebbe potuto aiutarci, “seppur in un contesto di assoluta normalità, per un bambino di tre anni“, ha aggiunto.

Grazie alla psicologa, e grazie al fatto di aver raccontato le cose tutte in fila e, mentre lo facevamo, di averle ascoltate scorrere tutte insieme, ci siamo resi conto del fatto che ci trovavamo di fronte ad una bambina in profonda crisi.
Una piccola Dodo che fra la sorellina ora semovente, gorgheggiante, e occupante spazio -e giochi, e braccia e attenzioni di genitori -, la scuola nuova di zecca, e l’occupazione indebita del SUO asilo nido da parte di Cecetta, ha cominciato a sentirsi mancare il terreno sotto i piedi e sperimentare il terrore atavico di perdere la sua mamma e il suo papà.

E l’unico modo che ha trovato per reclamare le attenzioni di cui aveva disperato bisogno, è stato di urlare, sbattere, picchiare e odiarmi alla maniera in cui può odiare una bambina di 3 anni.

asse di equilibrio piedini

E io cosa ho fatto?

L’ho punita.
L’ho sgridata.
L’ho minacciata.
L’ho lasciata da sola con tutto il suo terrore perché se lei era arrabbiata, io sono stata capace di arrabbiarmi di più.

Sono o non sono la peggiore?

C’è di buono che sono bastati quei pochi consigli per riaccendere la luce là dove si era spenta (nella mia testa -nda), e per farmi fare pace con la Dodo.

Ho messo tutto in discussione e cambiato atteggiamento: non le ho più fatto fretta la mattina, neanche quando era tardissimo.
Non ho più preteso che si vestisse da sola, cosa che aveva sempre voluto fare lei, per altro, ma che in questo momento la metteva in impietosa competizione con la sorellina; e così sono coccole e risate ad ogni calzino, tanto si potrà tornare indietro, lo si farà presto, perché lei ricomincerà a voler “essere grande”, quando sarà sicura di non averci persi e vorrà di nuovo “fare da sola”.
Non l’ho più lasciata sola durante i capricci: sono stata proprio lì accanto a lei e anzi, le ho messo una mano sulla testa per dire “sono qui”, pur ignorando il pianto, quando è stato per cose futili e pretestuose.

E sapete una cosa? I capricci sono quasi svaniti, dopo neanche una settimana, e quando compaiono, se ne vanno via veloci. E la Dodo ha iniziato a verbalizzare molto chiaramente i bisogni che il capriccio celava, e mentre il pianto si spegne da solo mi chiede: “Mamma, stai qui vicino a me?”.

Al contempo abbiamo vietato il lettone a entrambe: è stata dura per me, che ho sempre amato coccolare le mie bambine anche di notte, specialmente dopo le 2, quando il lettone diventa enorme e vuoto, ma non si poteva andare avanti così. Cecetta sempre in mezzo fra me e la Dodo, per ovvie ragioni di sicurezza, diventava una specie di trincea che ci separava fisicamente ma anche emotivamente, facendola sentire esiliata dal mio affetto.

Il lettone ora è riservato alle coccole del mattino, quando ormai è quasi ora di alzarsi, o per quelle della domenica, l’unico giorno in cui ci svegliamo insieme, tutti e quattro.
E vabbè, chiaro: in caso di malattia.
(non è mai stata così felice di avere la febbre come venerdì scorso: “mamma, visto che ho la febbre stanotte posso venire nel lettone, vero?” – nda)
E’ dura, ma è democratica: se non ci possono stare insieme, allora non ci sta nessuna. E così l’ha accettata senza riserve.

Qual è il mio bilancio, alla luce di tutto questo?

E’ che bisogna chiedere aiuto – e a gran voce! – quando ne si ha bisogno. E non averne paura, nè vergogna: io mi vergogno un sacco di non avere subito capito la Dodo, ma non mi vergogno certo di avere chiesto aiuto.
E poi che a volte il parere di una terza persona esperta ti può accendere la luce che hai già dentro, ma di cui non trovi l’interruttore, e non significa essere “malati” o “anormali”.

Significa essere umani.

siamo umani

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  • verdeacqua Novembre 13, 2013 at 11:22 am

    bellissimo post. Non sei assolutamente la peggiore. Vi siete messi in discussione per lei, vi siete interrogati, preoccupati e chiesti come fare. Avete chiesto aiuto e soprattutto l’avete accettato. Direi che avete un bel pò di cose di cui andare fieri!
    Cmq le tragedie se finiscono i galletti le conosco!!!
    un abbraccio

    • Silvia A. Novembre 13, 2013 at 11:32 am

      Noi qui si vive di passioni totali ed esclusive. Però stamattina ha assaggiato i Petit e le sono piaciuti …. Dai che forse c’è la facciamo ad ampliare la gamma!
      😉

      Un abbraccio

    • Silvia A. Novembre 13, 2013 at 11:35 am

      PS grazie…

  • Ceraunavodka Novembre 13, 2013 at 4:30 pm

    Bello quello che scrivi e quanta verità nel dire che bisogna chiedere aiuto, quando se ne ha bisogno. Il problema è esserne capaci.

    • Silvia A. Novembre 13, 2013 at 8:35 pm

      E’ vero! Chiedere aiuto è difficile. Ma perchè sarà così poi?
      Siamo troppo esigenti con noi stessi?
      Dobbiamo dimostrare di essere sempre pronte, presenti, sul pezzo?
      Ma a chi poi?…

      S

  • Mamma ele Novembre 13, 2013 at 5:30 pm

    E’ proprio vero molte volte si ha vergogna ad ammettere di nn essere riuscita a capire un atteggiamento o un comportamento della propria figlia .. Ci si sente un po’ fallite come madre !! A me capita anche di aver molta difficoltà a chiedere aiuto !! E’ come voler o meglio aver la presunzione che da sola c’è l ha posso fare quando invece nn e’ così’ in molti casi avere un giudizio che sia al di fuori della situazione ti fa veder le cose con occhi diversi e quando tutto appare perduto ecco che si intravede uno spiraglio di luce!!!! Con qst concludo dicendo che siete da ammirare per quello che avete affrontato insieme e poi ricordiamoci che nessuno nasce genitore!!!

    • Silvia A. Novembre 13, 2013 at 8:33 pm

      …e poi va sempre ricordato che i genitori sono due! E meno male, perchè da soli sarebbe davvero un’impresa impossibile.
      (anche se ci sono moltissimi che, per volere o per forza, sono da soli, e non so proprio come facciano)

      Un abbraccio e grazie!
      Silvia

  • gab Novembre 15, 2013 at 9:20 am

    grazie per il tuo post….ho sentito una certa somiglianza con la tua rabbia, il tuo crollare, il tuo reagire da “madre peggiore”, eheh.
    tante volte mi ci ritrovo, quando anche io ho i nervi a pezzi mica riesco a mantenere il controllo. Qui i picchi non sono per i galletti ma per il codino…troppo alto o troppo basso. In più oltre a queste storielle mattutine, se pur rare, c’è il fatto che all’asilo ancora non si è adattata alla grande. Ma poi mi dici che tattica hai usato per vietare il lettone?

    • Silvia A. Novembre 15, 2013 at 12:13 pm

      E niente Gab….fatica: se si sveglia la si calma nel suo lettino (mentre piange e urla disperata che vuol venire di là – e così sveglia anche sua sorella), e quando è tranquilla e si riaddormenta si torna a dormire…
      Una vitaccia, te lo dico. Ma almeno succede ormai di rado: va a letto talmente stanca che si fa tutta una tirata fino al mattino!

      🙂

      PS l’aiuto del Marito è fondamentale!

      • gab Novembre 15, 2013 at 12:46 pm

        qui si addormenta nel lettino, e poi verso le tre viene a trovarci…solo che per stanchezza non la sento e non me la sento di alzarmi, ma mi sa che comincerò…forse…:-P

        • Silvia A. Novembre 19, 2013 at 4:29 pm

          Io finchè eravamo in due non mi sono posta il problema. Poi con Cecetta la situazione è diventata impossibile…
          🙁

  • Mamma avvocato Novembre 21, 2013 at 9:50 am

    Grazie. Grazie per aver scritto questo post sincero e per aver condiviso questa esperienza. Per me e’ stato utilissimo, perché è vero, non bisogna vergognarsi di quello che si è, dei propri limiti (che poi sono temporanei e contingenti) e di non capire, tanto meno di aver chiesto aiuto. Però e’ importante ricordarlo sempre, perché la vergogna e la paura del giudizio altrui e del nostro (il peggiore), e’ sempre dietro l’angolo.
    Brava, per come hai reagito, per aver chiesto aiuto e aver superato il momento cambiando. E bravo anche a maritomio, che è stato presente, come e’ giusto, nel momento del bisogno e non ha neppure chiesto un TSO!

    • Silvia A. Novembre 21, 2013 at 10:17 pm

      Hai detto una cosa fondamentale: le giudici più severe di noi stesse siamo proprio noi!
      E’ dura…oh se è dura….
      Un abbraccio
      S

  • squa Novembre 24, 2013 at 9:56 pm

    Questo post è meraviglioso. Me lo stampo metaforicamente, mi sa tanto che avrò bisogno di rileggerlo.
    Sei stata proprio brava!

    • Silvia A. Novembre 24, 2013 at 10:28 pm

      Grazie Squa! <3
      Sono felice che ti sia utile, lo prendo come un super super complimento il tuo, e mi tira su il morale, visto che mi sento spesso inutile e inadeguata (di fronte a certe sceneggiate, sai com'è…)
      Un abbraccio fortissimo
      S

  • acciaio73 Novembre 25, 2013 at 10:46 pm

    Vicina. Molto vicina.
    a tutto l’iter.
    Narrerò e ti ritroverai.
    Sei una mamma in gamba.

    • Silvia A. Novembre 26, 2013 at 10:42 pm

      … ci sono giorni, tipo oggi, che faccio proprio fatica a crederci…

      Grazie <3

  • zuccazoe Gennaio 1, 2014 at 10:41 pm

    Quante volte ho provato lo stesso senso d’inadeguatezza! Ma anche il solo parlarne libera dalla paura….

    • Silvia A. Gennaio 2, 2014 at 9:33 am

      Verissimo!
      Hei! Sei il primo commento del 2014…Auguri ed un abbraccio specialissimo!
      😉
      S

      • zuccazoe Gennaio 3, 2014 at 7:55 pm

        Auguri anche a te nel viaggio di tutti i giorni!!!!

  • Blog Story: quando ho riso delle mie sventure. | meduepuntozero Luglio 17, 2014 at 9:08 pm

    […] Ho tutte le scusanti del mondo: puerpera, marito super impegnato, figlia più grande in piena crisi di gelosia e, come se non bastasse, all’esordio un una scuola nuova. […]