Lucilla ha una stanza bellissima: è tutta rosa, con un letto a baldacchino su cui calano leggiadre tende di pizzo e uccellini di feltro pendono dall’alto a salutarne il risveglio ogni mattina e ad accompagnarla nel sonno ogni sera, al suono del carillon.
Lucilla ha tre abiti da principessa. Il suo preferito è quello di Elsa, che indossa ogni pomeriggio dopo l’asilo e saltella e canta come la regina della fiaba dal cuore di ghiaccio.
Lucilla ha due fratelli più grandi che non la guardano quasi. Troppo cresciuti per interessarsi ai suoi balocchi e troppo piccoli per adattarsi a brevi giochi al solo scopo di farla felice.
Lucilla ha una governante e una tata, una baby sitter per il week end e una per le vacanze. Ha una nonna e un nonno che la vanno a prendere a scuola ogni tanto, ma che non conoscono neanche un gioco. Chissà se non se li ricordano più, o se non li hanno mai saputi fare.
Lucilla ha tre amiche del cuore, con le quali gioca a scuola e con cui ciclicamente litiga:
“Tu non sei più mia amica, tu non puoi venire alla mia festa!“.
Lucilla non c’è mai andata alle feste delle altre bimbe: gli inviti si perdono per strada, chissà dove. Forse il papà aveva un appuntamento e la mamma non aveva voglia di uscire di casa perché aveva fatto tardi la sera prima, a teatro. Forse la tata era di riposo e la governante impegnata con il fratello di mezzo.
Lucilla frequenterà una scuola prestigiosa, conoscerà l’inglese prima dell’aritmetica e conoscerà l’aritmetica prima di saper andare in bici senza rotelle. Guarderà il mondo da un aereo almeno quattro volte l’anno, andrà a cavallo e a danza. Lucilla frequenterà un corso di laurea importante in un’Università Prestigiosa.
Adesso però Lucilla guarda le sue amiche, prelevate dalla scuola da signore più o meno eleganti, più o meno trafelate, più o meno simili a loro. Di ognuna si domanda:
“Sarà lei la sua mamma?“.
E poi pensa:
“Chissà se lo sanno le mie amiche che questa qui con i capelli ricci che mi viene a prendere non è la mia mamma. La mia mamma ha i capelli lisci e lunghissimi, neri come la notte. Ogni tanto me li lascia pettinare e poi si fa una treccia che annoda intorno alla testa, come certe principesse delle fiabe. Chissà se si immaginano quanto è bella la mia mamma, chissà se l’hanno vista l’altra mattina quando mi ha accompagnata a scuola!“.
Domani Lucilla smetterà di pensarci, tornerà a pensare ad Elsa e Anna e alla festa di compleanno che organizzerà in estate.
Chissà se la mamma e il papà riusciranno ad esserci.
mi è scesa una lacrimuccia…… 🙁
:-*
Che tristezza!
É un’invenzione, un racconto.
O forse no?
😉
Di sicuro, di bimbi così ce ne sono…
I bimbi non si mettono al mondo per crescerli, ma per Amarli!
Ben detto Silvia, speriamo che i tuoi lettori, che un po’ si sentono tirati in causa, si rendano conto, di avere ancora il tempo!