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Quattro ragazze normali – 3 di 4

Febbraio 6, 2018

3. Argomento di conversazione per gruppo di studenti universitari

La ragazza ha 20 anni e sta correndo all’impazzata lungo via D’Azeglio, a Parma. Ha appuntamento con una compagna di corso ed è in ritardo come al solito: si devono mascherare per una festa, è carnevale. L’autobus non è passato e ha deciso di farsela a piedi.
Sta costeggiando l’Università, è quasi arrivata in piazzale Santa Croce quando un uomo, tra la folla degli studenti che escono dal cortile, la ferma. Ha i capelli riccissimi, un giubbino di renna, la ragazza gli attribuisce più o meno quarant’anni, ma è difficile dare le età quando sei così giovane, tendi sempre a stimare per eccesso. Le chiede: «Ho bisogno una cortesia, sto aspettando un professore che deve uscire da quella porta», le indica un ingresso secondario della facoltà, al di là della recinzione lungo la quale corre quel pezzo di marciapiede, poco prima del grande piazzale. Sullo sfondo, ancora oltre, gli alberi secolari del Parco Ducale.
«Ho bisogno di fare una telefonata urgentissima, ma torno subito, due minuti al massimo. Puoi rimanere qui e se esce lo fermi tu?».
La richiesta è assurda e la ragazza ha davvero fretta.
«Mi spiace ma vado di corsa, sono già in ritardo…», gli risponde gentile.
Lui insiste garbatamente, ha l’aria innocua e per bene. Alla fine lei dice: «Due minuti, e poi me ne vado». Lui la ringrazia e sparisce tra la folla sul marciapiede.

La ragazza aspetta, controlla l’orologio e si guarda in giro. Sotto le scale d’accesso alla porta che il tipo le ha chiesto di tenere d’occhio, c’è un grande cespuglio verde. Non sta prendendo sul serio la richiesta, non sa nemmeno bene perché abbia detto di sì. Non è mica obbligatorio essere gentili. Non muore nessuno se ogni tanto ti concedi d’essere stronza, che il paradiso, se esiste, non è mica per quelli che fanno cortesie agli sconosciuti lasciando le amiche ad aspettarti a casa, soprattutto quando sei già in ritardo.
I due minuti sono passati, è pronta ad andare via ma prima butta un occhio alla porta ed è in quel momento che lo vede: è certa che sia lui, pur nella penombra riconosce l’aureola riccia dei capelli e il giubbino di renna. È in piedi, mezzo nascosto dal cespuglio e si sta menando il cazzo di gusto mentre tiene lo sguardo fisso nella sua direzione.

All’inizio la ragazza rimane di sasso, poi le sale una specie di rabbia e decide di non muoversi di lì. “Continua a menartelo, stronzo, intanto che io chiamo la polizia”. Prende dalla borsa il telefonino e compone il numero, che incredibilmente risulta occupato. Stima mentalmente quanto potrebbe volerci a loro per arrivare e a lui per venire. Decide che questo relitto umano, questo erotomane di merda può andarsene affanculo, si gira e prosegue la sua corsa verso la casa della sua amica.
Appena arrivata le racconta cos’è successo; prima si incazzano e poi ne ridono.

La storia del tizio che l’ha messa su un piedistallo per poi farcisi una sega in grazia di dio, diventerà una specie di topos comico fisso nelle conversazioni del loro gruppo di amici.

leggi il numero 4

[ La protagonista di questi racconti potrebbe essere sempre la stessa ragazza, ma potrebbero anche essere quattro diverse. La ragazza di questi racconti potrei essere io, ma potrebbe essere chiunque.

Questa ragazza è nata e cresciuta in un sistema che funziona così: ne ha appreso le regole e si è sempre comportata di conseguenza. Ci è stata male, a volte. Altre è stata lei a fare del male, dentro le regole, dentro questo sistema marcio che danneggia tutti: i maschi e le femmine, in egual misura.

Quello che toglie alle donne in termini di potere e di autodeterminazione, lo toglie ai maschi in termini di possibilità di convivenza felice con quelle donne di cui non possono fare a meno di innamorarsi.

Per questo cambiare il sistema dovrebbe interessare a tutti.]

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  • Quattro ragazze normali - 2 di 4 | meduepuntozero| meduepuntozero Febbraio 6, 2018 at 8:40 pm

    […] leggi il numero 3 […]