to be a citizen

Non tratterò a pesci in faccia chi aspira a lavorare nelle arti e nella cultura

Ottobre 31, 2018

Son qui che aspetto che mi attivino un tal servizio web, per poter iniziare a lavorare a un bel progetto, che quando sarà concluso appoggerò con un link QUI.

Scrollo e clicco, clicco e scrollo.
Mi lascio tirare di qua e di là dalla mia bacheca facebook, senza opporre resistenza.

Atterro sul sito di un’agenzia letteraria che seguo sui social e che sui social mi piace molto.
In una delle voci di menu leggo “MANOSCRITTI” e ci clicco, istintivamente, perché mi piacerebbe tanto avere un manoscritto da mandare in giro e così a volte faccio le prove generali, mi preparo per quando lo avrò e finalmente potrò sentirmi chiamata in causa dalla call-to-action implicita.

Le case editrici, le agenzie letterarie, le case di produzione cinematografiche, spesso non mettono un indirizzo a disposizione per l’invio di idee e progetti, probabilmente spaventati dalla mole di roba che arriverebbe loro. Proprio per questo apprezzo chi lo fa, chi ha il coraggio di investire personale ed energie in quel tipo di scouting.

All’interno della pagina MANOSCRITTI del sito dell’agenzia in questione, trovo le istruzioni per l’invio, molto dettagliate.

Poco più sotto trovo un disclaimer, legittimo (ho già detto che sono in pochi ad avere l’ardire di affrontare lo tzunami di mail che l’apertura di un canale del genere implica), ma che mi suona proprio male.

Eccolo:

“Se entro 3 mesi non sarai ricontattato è perché non pensiamo di poter lavorare al tuo progetto. Ci spiace, ma rispondere a tutti non ci è possibile, quindi la mancata risposta è da considerarsi come un’implicita risposta negativa. Potrebbe darsi che questo metodo non ti piaccia, però è chiaro e trasparente. Scegli tu se può andar bene per te oppure no. Se invierai il tuo manoscritto, noi daremo per scontato che ti vada bene.”

Vi spiego perché mi suona male.

“Se entro 3 mesi non sarai ricontattato è perché non pensiamo di poter lavorare al tuo progetto”
Questo mi fa pensare che tutte le mail vengano lette, forse persino qualche sinossi, prima di arrivare a scartare il candidato.

“Ci spiace, ma rispondere a tutti non ci è possibile, quindi la mancata risposta è da considerarsi come un’implicita risposta negativa”
Ok, quindi hanno tempo di leggere tutte le mail, persino le sinossi, ma non di replicare, magari con una mail pre impostata a cui cambiare solo il nome?
Questo mi fa mettere in dubbio l’idea che mi sono fatta poco sopra. Forse non hanno il tempo di leggerle proprio tutte-tutte queste mail. Forse qualcuna finisce nel cestino prima di essere stata aperta. Forse proprio la mia.

“Potrebbe darsi che questo metodo non ti piaccia, però è chiaro e trasparente”
Qui mi hanno persa: c’è bisogno di dirmelo? Ho davvero bisogno di sentirmi dire che della mia opinione gliene strafotte? Figuriamoci quanto gliene fregherà del mio manoscritto: l’ennesima scartoffia con cui saranno costretti a buttare tempo prezioso.
A questo punto sono arrabbiata, ma non mi si biasimi: sono una povera disgraziata che coltiva sogni di gloria letteraria e magari non è nemmeno in grado di compilare una lista della spesa, ma nessuno si è ancora preso due minuti per dirmelo. O, al contrario: sono un genio letterario timido e introverso, senza una fanbase solida, che spera di trovare un interlocutore a cui affidare il proprio talento ma nessuno mi prende mai in considerazione (la conoscete la storia della Rowlings, no?).
Perché accanirsi?

“Scegli tu se può andar bene per te oppure no. Se invierai il tuo manoscritto, noi daremo per scontato che ti vada bene”.
Me lo faccio andare bene, ci mancherebbe. Non sto certo a sindacare.
Anche perché: ho scelta?

Però vorrei dire una cosa, all’agenzia letteraria in questione: prendetela in considerazione quella cosa della mail pre compilata con cui rispondere a tutti gli invii. Anzi, sapete che faccio? Ve la scrivo io!

“Buongiorno Taldeitali,

ti ringraziamo per aver scelto di affidare a noi il tuo manoscritto. Purtroppo non ci ha convinti e dunque decliniamo cordialmente l’offerta.

Ti auguriamo però buona fortuna!

Lo staff” 

[avete notato la finezza? si declina perfettamente al maschile e al femminile, non serve che cambiare il nome!]

Sono un’operatrice nel settore della cultura, delle arti e dello spettacolo dal 2005

Nè alla mia laurea, né alla mia competenza è mai stato dato gran valore: il settore in questione funziona così.

Non mi lamento, so bene che se la domanda è alta, l’offerta si abbassa, ma sono anche stufa di questo andazzo qui, per cui chi aspira ad diventare un intellettuale viene trattato a pesci in faccia, come fosse il cretino della banda.
Come se il lavoro nella cultura fosse un hobby per ragazzini viziati, pregiudizialmente da considerarsi senza talento.

È vero: il 99% degli aspiranti il talento probabilmente non ce l’ha.
Alcuni hanno la tenacia (molto utile anche quella), altri la faccia tosta (porta lontano, spesso e volentieri), altri il metodo (ci si possono ottenere ottimi risultati, con quello lì). Tra quei novantanove su cento senza talento, molti potrebbero contribuire a far funzionare la macchina, a farla funzionare meglio, a farle fare più soldi.
Ma bisogna scovarli.
Bisogna rispettarli.
Bisogna fare in modo che non si diano per vinti, che non credano davvero di essere degli sciocchi idealisti.

E se no allora non lamentiamoci dei fascisti, delle magliette infami, del degrado e della cattiveria. Non lamentiamoci dei ragazzini che aspirano solo a “fare i soldi”, di quelli che si fanno affiliare dalle mafie e da quelli che bullizzano il prossimo sui social.

L’unico antidoto all’odio e alle pericolose derive disumane di questo periodo storico, è la cultura.

Quindi perché non ci mettiamo tutti in cerchio e non ripetiamo insieme:

Non tratterò a pesci in faccia chi aspira a lavorare nelle arti e nella cultura,
Non tratterò a pesci in faccia chi aspira a lavorare nelle arti e nella cultura,
Non tratterò a pesci in faccia chi aspira a lavorare nelle arti e nella cultura,
Non tratterò a pesci in faccia chi aspira a lavorare nelle arti e nella cultura,
Non tratterò a pesci in faccia chi aspira a lavorare nelle arti e nella cultura,
Non tratterò a pesci in faccia chi aspira a lavorare nelle arti e nella cultura,

(sottinteso: “anche se è un cretino”, perché almeno non è un cretino pericoloso)

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  • Veronica Novembre 2, 2018 at 10:11 pm

    Hai ragione. Pensa che ho inviato il mio romanzo a una responsabile editoriale che aveva pubblicato un’amica e non mi ha mai dato alcun feedback. Idem con un altro con un’altra segnalazione. Io sono certa che non abbiano letto nemmeno una pagina. Non funzionano nemmeno le segnalazioni, non dico per essere pubblicati, ma per ricevere una risposta cortese.
    E quando dici – o anche solo pensi – che hai un manoscritto da pubblicare ti senti sempre un’illusa sfigata. In Italia, ovviamente.
    E intanto ti tocca veder pubblicati instant book di personaggi web che ci mettono solo la firma.

    • Silvia Azzolina Novembre 29, 2018 at 9:19 am

      È oggettivo, non ci sono canali aperti. Da profana penso che se investissero di più in ricerca e meno in pubblicazioni che nel giro di 3 mesi sono buone solo per il macero, forse quei canali si aprirebbero.